Skip to main content

Far rinascere l’agricoltura per dare opportunità di lavoro ai giovani. Magari attraverso una formazione specifica da realizzare in Valdicecina.

È questo lo spirito che ha portato l’istituto Niccolini a organizzare il convegno Volterra Next, agricoltura per il futuro, al centro studi Santa Maria a Maddalena. Un doppio appuntamento: ieri sul settore lattiero-caseario e il 24 maggio sul comparto viti-vinicolo. Ma quello di ieri mattina ha messo in risalto le tante storie di imprenditori legati alla produzione di latte e di trasformazione in formaggio davanti a una platea di operatori del settore, ma soprattutto di studenti. Perché è ai giovani che si rivolge l’iniziativa legano tradizione e innovazione.

«L’obiettivo è dare sbocchi occupazionali ai ragazzi – ha detto la preside Ester Balducci – ma anche porre le basi affinché si arresti lo spopolamento della Valdicecina che tra il 2003 e il 2010 ha visto lasciare questo territorio 500 persone, ma nei successivi sette anni sono andati via in 1.500. Crediamo che l’inversione di tendenza possa arrivare dalla sinergia tra scuola, istituzioni e aziende con un piano che riesca a valorizzare l’agricoltura e il turismo, la cultura e l’enogastronomia».

Presente anche il sindaco di Volterra, Marco Buselli, che ha detto la sua sullo spopolamento: «Non è vero che le persone se ne vanno perché non c’è lavoro, ma per la mancanza di fiducia in un modello possibile. Il nostro ruolo è creare i presupposti affinché sia possibile un modello di sviluppo che valorizza i prodotti tipici e non il turismo in stile San Gimignano».

Valorizzare i prodotti tipici e inserirli in un sistema è la tesi proposta dal consigliere comunale di Pomarance, Loriano Fidanzi: «Gli operatori fanno sforzi enormi per portare avanti il loro lavoro, ma serve una rete di sostegno delle istituzioni».

Volterra Next è anche un logo con l’Anello di San Martino di Mauro Staccioli e al centro l’Ombra della Sera. «Due simboli del nostro territorio – ha detto il professor Francesco Stefanelli – che, a guardali bene, raffigurano anche il tasto di accensione degli apparati elettronici. Proprio l’avvio di un nuovo corso che vogliamo mettere in pratica nei prossimi anni».

E quale miglior sistema per un progetto così ambizioso se non quello di ascoltare le storie di successo nel campo lattiero-caseario? Al microfono, così, è salito Bartolomeo Carta, presidente del Consorzio di tutela del Pecorino delle Balze volterrane Dop.

«Siamo in diciotto nel consorzio – ha spiegato l’allevatore – tutti consapevoli che è solo attraverso il mantenimento delle tradizioni che si riesce ad ottenere un prodotto in grado di ritagliarsi spazi di mercato importanti. Aver ottenuto la denominazione d’origine protetta è solo l’inizio. L’ideale sarebbe di poter contare su una scuola di agraria nel nostro territorio, così da poter ottenere prodotti ancora migliori».

Gli organizzatori hanno voluto portare l’esempio anche del Consorzio produttori latte Maremma, rappresentati dal responsabile comunicazione Marco Berni. «Solo unendo le forze si riesce a creare le basi per crescere ed essere competitivi. Noi abbiamo 150 addetti, serviamo gran parte del centro Italia – ha detto Berni – E molti dei risultati che stiamo ottenendo derivano dal turismo che ha permesso di far conoscere il nostro latte a persone che poi, una volta tornate a casa, lo hanno cercato e continuato ad acquistare. Il consorzio è nato per evitare di svendere i prodotti e chi l’ha creato ha deciso di mantenere il controllo su produzione, trasformazione e vendita. Così si è arrivati a una realtà che riesce a resistere alla crisi».

Chi invece ha un fatturato che cresce a doppia cifra è Busti di Acciaiolo. «E da quando ci siamo trasferiti nella nuova sede produttiva lo abbiamo raddoppiato – ha sottolineato Stefano Busti – La sfida è salvaguardare le tradizioni, innovare e cercare di sensibilizzare le persone a un consumo consapevole dei prodotti di qualità».

D’Accordo anche Giovanni Cannas, della Fattoria Lischeto di Volterra: «Tutto passa dalla qualità, ma anche dalla distribuzione. Il pecorino delle Balze volterrane si vende nel mondo, ma dovrebbe essere presente in tutte le botteghe della Valdicecina. Ed è necessario che gli allevatori della zona confluiscano nel consorzio».

Esempi positivi anche da Giuseppe Carai, del caseificio Fratelli Carai e da Mario Tanda del podere Paterno di Monterotondo. Ma le vere rivelazioni sono arrivate da Gian Carlo Tenore, professore in chimica degli alimenti del dipartimento di farmacia dell’Università Federico II di Napoli.

«Studiamo le proprietà degli alimenti e la loro capacità di curare alcune patologie. Come le mozzarelle di bufala, le cui molecole vengono utilizzate per la rigenerazione della mucosa intestinale in caso di patologie tumorali. O la mela nurca che è in grado di abbattere il colesterolo. E i consorzi dei due prodotti, grazie a queste ricerche che portano a certificazioni specifiche, hanno aumentato notevolmente le produzioni».

17 Maggio 2018
Il Tirreno